Pianoforte acustico VS digitale
Eccomi qui! Ho deciso di inaugurare la lunga lista degli argomenti che mi stanno a cuore scrivendo qualche riflessione sull’argomento “meglio comprare un pianoforte digitale o uno “normale”?” . Tante volte (forse troppe!) mi sono sentita rivolgere questa domanda, accompagnata da sguardi supplichevoli che mi facevano intendere che tanto la decisione era già stata presa a favore dello strumento digitale. Fondamentalmente volevano solo un’approvazione da parte mia.
Tuttavia la fatidica domanda non passa mai di moda e vorrei condividere con voi qualche spunto di riflessione.
Normalmente sono contro la tecnologia, ho sempre sentito il suono dei pianoforti digitali come plasticosi, un attentato contro il mio amore per le cose fatte di materiali naturali. Guardare un pianoforte digitale per me è come guardare dei fiori finti. Sarà che sono cresciuta a pane e musica e da piccolina mi sembrava strano andare a casa delle amiche e non vedere almeno uno strumento “vero”, sarà che dentro di me resiste un’anima vintage, tant’è che i pianoforti senza corde, senza martelletti e senza quel loro profumo tipico che si sente quando l’accordatore apre il mobile per fare la periodica manutenzione… non mi sono mai piaciuti!
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Sono cresciuta con un paio di pianoforti verticali, per poi passare al pianoforte a coda più venduto di tutti i tempi, l’epico Yamaha C3 e attualmente convivo con il mio meraviglioso Yamaha C7.
Con quest’ultimo pianoforte è stato amore a prima vista, l’ho cercato per quasi un anno, l’ho corteggiato, gli ho creato il giusto habitat . Vanta bassi che sembrano violoncelli, un cantabile splendido, una meccanica che permette di fare praticamente tutto.
C’è un solo piccolo problema: come studiare in orari in cui il vicinato vuole (giustamente) riposare? E’ chiaro che bi sogna accettare un compromesso di qualche tipo. Sordina nel verticale? Sistema silent nel pianoforte a coda?
E’ qui che entra in campo la domanda sul digitale.
Il pianoforte digitale viene generalmente preso in considerazione in due casi:
– quando ci si approccia allo studio del pianoforte
– quando si ha esigenza di suonare in orari scomodi.
Nel primo caso non mi sentirei mai di consigliarlo per un motivo ben preciso: questo strumento rappresenta il “mezzo” con cui lo studente apprende.
Vi immaginate un bambino che impara a parlare ascoltando solo voci computerizzate?
Il suono e le dinamiche sono inevitabilmente diversi. E’ vero, la tecnologia ha fatto passi da gigante, ora si raggiungono livelli di fedeltà fino a pochi anni fa sconosciuti.
Tuttavia viene impedita l’educazione all’orecchio, quel bellissimo percorso che sta tra un particolare gesto e il tipo di suono che ne consegue, tra un’idea sonora e il risultato.
In poche parole, viene a mancare la ricerca di quello che noi musicisti definiamo “il tocco”.
Diffidate da chi parlando di un digitale vi dice “tanto per iniziare va bene”. Salvo rarissime eccezioni vi stancherete presto.
Molto diverso il secondo caso. Se siete già musicisti non faticherete a valutarne i pro e i contro.
Personalmente posso dire di aver acquistato un pianoforte digitale circa un anno fa. Eh si, proprio così. Un modello Yamaha Arius che mi ha salvato la vita più di una volta quando per studiare avevo soltanto le ore serali dopo una giornata passata a svolgere mille compiti. Ciò non toglie che poi tutte le cose studiate lì sopra non le abbia riprese sul mio inseparabile C7. Ci mancherebbe!
Il pianoforte acustico forma la mano, non ha quell’ostacolo tecnologico tra le dita e il corpo vibrante, ha una gamma sonora infinitamente più ampia e una meccanica che, mi dispiace dirlo, …non ho ancora ritrovato in nessuno dei millemila pianoforti digitali che ho provato.
Se quello che vi frena nella scelta di un pianoforte acustico è soltanto una questione di prezzo sappiate che si trovano ottime occasioni di strumenti di seconda mano, mentre prendendo uno strumento nuovo si trovano non di raro garanzie di 5 anni sull’acquisto. Pensateci!
Comprare un pianoforte acustico non significa dover diventare per forza concertisti , però della musica e del tempo impegnato per l’apprendimento bisogna avere rispetto.
Piccolo suggerimento: se per caso fate parte di quelli che il pianoforte acustico lo vorrebbero tanto ma chi vive insieme a voi proprio non ne vuole sapere… potreste sempre puntare su due fattori:
– il digitale si svaluta molto più velocemente
– il pianoforte in legno è molto più bello (non trovate? Senza quei pulsantini e quelle lucette rosse o blu… e ha una forma così nobile..)
Per concludere mi piacerebbe chiedervi se conoscete qualche modello di digitale che vi sentite di consigliare, indicandomi se volete anche pregi e difetti.
–> Lasciate un commento qui sotto. Sono sicura che ne uscirebbero risposte interessanti!
Spero di esservi stata utile, alla aprossima e buona musica a tutti!
Un abbraccio,
Patrizia
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P.S.1: Non possiamo dimenticare che il digitale potrebbe essere una buona scelta per chi vuole imparare la tastiera, un mondo che con il pianoforte ha in comune il colore dei tasti e poche altre cose.
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P.S.2: La musica non è soltanto una sequenza di note e pause distribuite nella linea temporale e di certo non ci si può limitare a suonare piano o forte. La tecnologia è importantissima, ma l’arte è un’altra cosa.
Ciao Patrizia, l’articolo è interessante e lascia molti spunti di riflessione. Io ho un pianoforte verticale di fine ottocento che con la sua vecchia meccanica e il legno ben più che stagionato, regala un suono molto pieno di armonici. Ha bisogno di molte cure data l’età e periodicamente gli faccio una bella manutenzione ( in ultimo ho sostituito tutti i paramartelli, ho registrato la corsa dei martelletti e ho livellato il loro feltro ). Ho anche un pianoforte digitale Yamaha PC 50 che mi serve per avere dei suoni diversi, per lavorare tramite l’elettronica sui suoni per avere dei colori diversi. Il feeling con la tastiera è ottimo, non sostituisce un pianoforte vero ma il digitale secondo me va inteso come uno strumento per altri scopi,per generi diversi. Personalmente lo consiglio nei casi in cui mi si presentano degli allievi molto giovani che vogliono avvicinarsi alla musica: rispetto al verticale ha l’enorme vantaggio di poterlo spostare per fare esperienze musicali con amici, magari muovendo i primi passi con una band. Ciò non toglie che poi si passi ad un vero pianoforte per apprendere il tocco, far lavorare in abbinata mani e orecchio e lavorare sulla tecnica. Può anche essere molto utile per imparare a gestire feeling molto diversi tra varie ” tastiere ” per acquisire padronanza e dimestichezza con le sensazioni fisiche ed acustiche diverse e per conoscere repertori e stili diversi.